Movimento
artistico-letterario, sorto contemporaneamente in Svizzera e in
America verso il 1916, col programma di demistificare, ironizzando su
di essi, tutti i valori costituiti della cultura, attraverso un'azione
che esaltasse l'idea di primitivismo, di spontaneità creativa e
irrazionale, di non integrazione dell'artista col mondo che lo
circonda. Le riunioni del gruppo zurighese, costituito dal filosofo e
scrittore H. Ball, dallo scrittore T. Tzara, dai pittori M. Janco,
Hans (Jean) Arp cui s'unirono successivamente Sophie Täuber, R.
Huelsenbeck, H. Richter, C. Schad (tutti rifugiati provenienti da
Paesi belligeranti), facevano capo al “Cabaret Voltaire”, dove nel
corso di una serata, aprendo a caso un dizionario, sarebbe stato
scelto per il movimento il nome di dada, che nel suo non-senso stava a
significare l'inutilità della scrittura nella creazione poetica. Le
pitture e sculture allusivo-simboliche, i collages, i processi
fotografici del movimento d. zurighese mettono in luce – cosa comune
a tutte le ramificazioni del movimento – la grande importanza
attribuita al “linguaggio” come fonte di creatività (H. Arp,
Fiore-martello, 1916, Parigi, collezione privata). Pur continuando,
sotto la guida di T. Tzara, che era anche direttore della rivista
Dada, organo del movimento, fino al 1919 il gruppo dadaista zurighese
assisté al graduale abbandono, a cominciare dal 1917, di numerosi
componenti, alcuni dei quali, trasferitisi o rimpatriati in Germania,
vi trapiantarono il dadaismo . Il gruppo berlinese, fondato da
Huelsenbeck, Richter e dallo scrittore Hausmann, si distinse per un più
preciso impegno politico rivoluzionario, intrapreso dopo l'adesione a
esso di G. Grosz, che fu forse l'inventore dei fotomontaggi. Al gruppo
di Colonia diedero vita Arp,
Max Ernst e il pittore, poeta, politico
Baargeld, autori, fra l'altro, di collages collettivi e anonimi
definiti Fatagaga. Ad Hannover, infine, nacquero i Merzbilder di Kurt
Schwitters (Specchio, 1920, Parigi, collezione Tzara). Analogo negli
scopi al d. zurighese fu il movimento fondato nel 1916 a New York dai
pittori-scultori
F.
Picabia,
M. Duchamp e Man Ray, il primo dei quali
diede vita, dal 1917, alla rivista 391. I ready-made di Duchamp, le
tele meccanomorfe di Picabia, i rayogrammi di Man Ray appaiono più
profondamente calati in un contesto sociale, industriale e
capitalistico (M. Duchamp, La mariée mise à nu par ses célibataires,
même, 1915-23, Filadelfia, Museum of Art, L. and W. Arensberg
Collection). L'incontro a Zurigo, nel 1918, di Picabia e Tzara fu il
primo atto d'un processo di fusione dei due movimenti, newyorkese e
zurighese, che si compì a Parigi, dove entrambi erano confluiti
attorno al 1920-21. Qui l'adesione al movimento da parte d'un gruppo
di letterati francesi, facenti capo alla rivista Littérature (Breton,
Soupault, Eluard, Aragon), determinò, nel 1924, la nascita del
surrealismo dalle ceneri del dadaismo. Dopo la II guerra mondiale, sul
finire degli anni Cinquanta, una nuova stagione del dadaismo si
sviluppò a New York, prendendo il nome di New Dada.
Elementi dadaisti filtrarono, in maggiore o minor misura, nei
saggi della prima avanguardia cinematografica firmati dagli artisti
partecipi del movimento, V. Ekgeling, M. Duchamp,
M.
Ray, F. Léger
(Le ballet mécanique, 1924), e particolarmente nel cortometraggio
Entr'acte (1924) di R. Clair, concepito quale intermezzo del balletto
“istantaneista” Relâche di F. Picabia con musiche di E. Satie.
Influssi di questa corrente sono presenti anche in
Arthur
Dove.
a cura di Luigi |