Fu una
vita breve ma intensa quella di Schiele (1890-1918), sempre in
bilico tra lo scandalo e la bohème. Nato da una famiglia
borghese, perse il padre piuttosto presto e fu affidato ad uno
zio che ostacolò aspramente la spiccata propensione per la
pittura e il disegno che Egon aveva dimostato sin da bambino. Si
iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Vienna (la stessa alla
quale tentò di essere ammesso Adolf Hitler) ma i suoi veri
mestri ideali furono gli esponenti della secessione viennese,
come Klimt, e alcuni grandi della pittura contemporanea, come
Van Gogh. Superando il bidemensionalismo e l'estetismo della
secessione, Schiele elabora un suo linguaggio espressivo
fortemente contaminato dal grottesco che però nella sua opera
non ha nulla di ironico, indirizzandosi decisamente verso il
tragico. La relazione e la convivenza con la diciassettenne
Wally, modella in molte delle sue opere, l'abitudine di
utilizzare bambini come modelli per molti dei suoi nudi, la vita
sregolata, molto libera rispetto ai rigidi canoni della morale
di inizio novecento e l'evidente erotismo delle sue opere,
individuano Schiele come un ribelle, in qualche modo ai margini
della società. Nel 1912 passa tre giorni in prigione in seguito
ad alcune pesanti accuse: rapimento e stupro di minorenne e
diffusione di materiale pornografico. Dalle prime due accuse
l'artista venne completamente scagionato ma per l'ultima non ci
fu scampo: il materiale pornografico erano i suoi stessi
disegni. |